martedì 10 dicembre 2013

L'intervento cognitivo e comportamentale

L’intervento cognitivo e comportamentale è uno dei più diffusi approcci di tipo psicoterapeutico, la cui efficacia è scientificamente dimostrata. Si basa sull’integrazione tra la psicologia cognitiva e quella comportamentale.
Il Comportamentismo nasce agli inizi del Novecento ad opera dello psicologo John Watson. L’assunto che ne è alla base è che il comportamento è l’unica unità di analisi studiabile poiché l’unico direttamente osservabile; la mente è definita una “scatola nera”.
Il Cognitivismo, invece, nato alla fine degli anni Cinquanta, considera l'uomo costruttore attivo della propria realtà. L’integrazione tra i due approcci è avvenuta negli anni Sessanta e si esplica come sintesi tra gli approcci neocomportamentisti, la Terapia Razionale Emotiva del comportamento di Albert Ellis e la terapia cognitiva di Aaron Beck. Il focus di interesse riguarda, dunque, tre elementi intercorrelati tra loro: cognizione, emozione e comportamento. Con il termine cognizione si fa riferimento al pensiero, alle credenze, alle aspettative. L’emozione, invece, corrisponde a risposte del sistema limbico con successive reazioni di attivazione di tipo elettrocorticale, neurovegetativo e muscolare. Il comportamento è definito come una risposta ad uno stimolo.
L’assunto di base della terapia cognitiva è che siamo noi a generare le nostre emozioni attraverso ciò che pensiamo; scegliamo di pensare, e quindi di sentire, e possiamo scegliere di cambiare noi stessi in modo considerevole. L’uomo possiede infatti un’abilità fondamentale che è quella di riflettere sul proprio pensiero, ovvero analizzarlo e modificarlo. Più affina tale abilità e più impara a pensare, a sentire e a comportarsi in modo davvero libero e autodeterminato. Per quanto assurdo possa sembrare, è proprio così. Possiamo scegliere.
I problemi psicologici derivano in gran parte da distorsioni della realtà, le quali si basano su premesse e assunzioni errate, originate da apprendimenti scorretti durante lo sviluppo. La terapia cognitiva favorisce la consapevolezza di tali distorsioni e successivamente la loro correzione; insomma facilita l’apprendimento di modi realistici per interpretare la realtà.
La terapia del comportamento, invece, opera, come intuibile, a livello comportamentale. Per indurre un cambiamento si utilizzano diverse tecniche derivate dalla ricerca in psicologia dell’apprendimento. Virtualmente è possibile modificare ogni comportamento umano.
Entrambi gli approcci, cognitivo e comportamentale, sostengono che il criterio per giudicare l’efficacia di un intervento è la quantità di miglioramento misurabile che si verifica nel comportamento del cliente.
Gli ambiti di applicazione della terapia cognitivo comportamentale sono diversi. È efficacemente utilizzata per il trattamento di agorafobia, disturbo ossessivo-compulsivo, attacchi di panico, disfunzioni sessuali, depressione, distress, disturbi dell’alimentazione, difficoltà coniugali, autogestione di problemi personali, ecc.
Non essendo l’uomo né solo cognizione, né solo comportamento, l’efficacia di un intervento terapeutico è maggiore se le due terapie sono abbinate. La prevalenza dell’una o dell’altra, la modalità di combinazione e di conduzione dipendono essenzialmente dal tipo di problema esposto e dalle caratteristiche della persona. 

dr.ssa Lorena Lopomo - Psicologa

http://lorenalopomo.it/2013/12/10/lintervento-cognitivo-e-comportamentale/

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