venerdì 18 aprile 2014

Il trattamento dell'eiaculazione precoce

“Persistente o ricorrente eiaculazione a seguito di minima stimolazione sessuale prima, durante o poco dopo la penetrazione e prima che la persona lo desideri”; questa è la definizione data dal DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).
Ma cosa si può fare per prolungare il rapporto sessuale? 

La terapia cognitivo-comportamentale e quella farmacologica sono gli interventi attualmente predominanti poiché le uniche la cui efficacia è scientificamente dimostrata.
La terapia comportamentale prevede degli esercizi pratici da eseguire da soli e con il proprio partner; il fine è permettere all’uomo dapprima di osservare i cambiamenti nei comportamenti sessuali sui quali precedentemente non si soffermava e poi di apprendere tecniche in grado di ritardare l’eiaculazione. È stato dimostrato, infatti, che è possibile ridurre il livello di eccitazione sessuale e reprimere l’impulso eiaculatorio fino al momento desiderato. 
Se la prestazione sessuale dell’uomo non migliora aumenta non solo il suo senso di frustrazione e insoddisfazione, ma anche quello del proprio partner; diminuiscono, così, i contatti sessuali, aumentano i dubbi sulle proprie capacità e si intensificano ansie e paure in grado di innescare, talvolta, un problema di impotenza secondaria.
La terapia cognitiva, pertanto, è importante per tutte le problematiche connesse all’eiaculazione precoce: conflitti all’interno della coppia, ansia da prestazione, senso di fallimento, ecc.
In sintesi, gli ingredienti per trattare con efficacia il problema dell’eiaculazione precoce sono:
1. la comprensione dell’origine del disturbo;
2. l’apprendimento di tecniche scientificamente valide;

3. la presenza di un partner disponibile a collaborare.

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