Il concetto di punizione è connesso con
quello di stimolo punitivo.
L’approccio comportamentista definisce lo stimolo punitivo come un evento che,
prodotto immediatamente dopo un comportamento, ne provoca una diminuzione in
termini di frequenza.
Di conseguenza quando in una determinata situazione
qualcuno fa qualcosa che è immediatamente seguito da uno stimolo punitivo,
allora è meno probabile che quella persona faccia la stessa cosa quando si ritrova
nella medesima situazione.
Per i comportamentisti “punizione” è un
termine tecnico che fa riferimento, quindi, a una conseguenza che ha l’effetto
di ridurre la probabilità di ripetizione del comportamento. Tale stimolo influenza
il nostro apprendimento sin da quando nasciamo. Pensate alle cadute quando
impariamo ad andare in bicicletta, a un brutto voto preso a scuola, al dolore
provato dopo aver toccato il forno acceso, ecc.
Esistono diversi tipi di punizione. I
rimproveri, l’allontanamento da un’attività piacevole o la sottrazione di un
oggetto (per es. un giocattolo) ne sono alcuni. Quella più discussa è la
punizione fisica, ovvero uno stimolo che causa dolore: una sculacciata, un pizzicotto,
ecc. Ma cosa spinge a sculacciare un bambino? La sculacciata è veramente
educativa? I motivi che spingono alla sculacciata possono essere vari: stress
emotivo, tensione, difficoltà di gestione delle proprie emozioni. Questo
pattern comportamentale, tuttavia, non è privo di svantaggi; per es. il
genitore spesso è in preda ai sensi di colpa, ma anche alla rabbia, al rancore e
il bambino può provare frustrazione, risentimento, tristezza. Inoltre una
punizione fisica, e in particolare uno schiaffo in pieno viso, è molto
umiliante. Immaginare di ricevere uno schiaffo; come vi sentireste? La
punizione fisica, inoltre, non è educativa; il bambino non impara cosa fare e
cosa no, ma impara a evitare tali punizioni e ad adottare comportamenti
aggressivi nei confronti degli altri, esperendo ulteriori, nonché intense,
emozioni negative. È possibile, invece, educare i propri figli senza emettere
punizioni fisiche, senza provare emozioni negative di rabbia, frustrazione e
senso di colpa, senza manifestare e insegnare comportamenti aggressivi.
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